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Alessandra Vitale è una vincente.

10 anni fa ha vinto la battaglia più importante, quella contro l’osteosacoma. Oggi è Ambasciatrice degli Sport Paralimpici e Capitano della Nazionale Italiana Femminile di Sitting Volley, vice campione d’Europa. È diventata un’icona dello sport, un esempio di grinta, di forza e di ottimismo ed è fra i 113 azzurri convocati alle Paralimpiadi di Tokyo.

L’abbiamo raggiunta per una breve intervista durante il ritiro in Giappone.

Alessandra, andare a un’Olimpiade non è una cosa che semplicemente succede, è il risultato di impegno, lavoro e determinazione. Quando è che hai deciso che saresti andata a Tokyo e quali emozioni provi a rappresentare l’Italia in una manifestazione come questa?

“La partecipazione alle Paralimpiadi di Tokyo è il risultato fortemente voluto di un lavoro molto intenso e focalizzato al quale hanno contribuito tante componenti. Con il nuovo allenatore, il brasiliano Amauri Ribeiro, pluri-medagliato e molto esperto, sono cambiati completamente l’approccio e l’intensità degli allenamenti che sono importantissimi perché se i fondamentali sono sempre quelli della pallavolo, nel sitting volley la preparazione fisica è completamente differente. È stato anche importantissimo il sostegno della federazione. La frequenza e la durata dei raduni sono state significativamente incrementate e i risultati si sono visti. Quando abbiamo sconfitto la Germania nella semifinale degli Europei abbiamo saputo che avremmo partecipato alle Olimpiadi. È stato il concretizzarsi di un sogno e ovviamente adesso l’emozione è grandissima. C’è grande voglia, fiducia e consapevolezza nei nostri mezzi. “

Cosa ti ha fatto innamorare del sitting volley? E’ una disciplina relativamente giovane per l’Italia che parte indietro nel ranking internazionale ma sta salendo rapidamente tanto che siete vice campionesse d’Europa, seconde solo alla Russia Campione del Mondo. Qual è il tuo pensiero da capitano della nazionale?

La Nazionale Italiana di Sitting Volley è nata nel 2015, le altre nazionali sono molto più vecchie e hanno avuto il tempo di scalare il ranking internazionale ma negli ultimi anni molte di questa nazionali l’Italia le ha incontrate e battute in diverse occasioni. C’è da dire che le squadre cambiano molto nel tempo e quindi non si è mai sicuri di chi si incontrerà veramente in campo a prescindere dal nome della squadra. Ma questo rende tutto molto più bello e interessante. Anche la nazionale italiana è molto cambiata. Rispetto alla prima convocazione del 2015 siamo rimaste solo io e altre due compagne, tutte le altre sono nuove come anche l’allenatore e questi cambiamenti hanno portato tantissimo in termini di tasso tecnico, esperienza e metodologia. Da capitano so che possiamo fare bene, sento tanta determinazione e una grande responsabilità. Il gruppo è molto unito e ci sono tanti punti di riferimento, io sono una delle più anziane e faccio il capitano con grande piacere e orgoglio.”

Abbiamo visto tante belle storie nelle Olimpiadi che si sono appena concluse. Che ruolo ha il fatto di aver affrontato e superato grandi difficoltà nella capacità di avere successo? Quali sono i meccanismi di motivazione quando una sfida diventa difficile?

“Sotto questo punto di vista non c’è differenza tra gli sport paralimpici e gli altri. Affrontare e superare delle difficoltà ti da una grande consapevolezza nei tuoi mezzi, ti fa crescere e ti prepara ad affrontare e superare altre battaglie. Lo sport in particolare ti da un’occasione di riscatto, sono medaglie doppie che danno motivazioni importanti per affrontare tutte le preoccupazioni che derivano dal vissuto quotidiano. Io mi sento fortunata. A causa dell’Osteosarcoma ho dovuto sacrificare molto, ma adesso sono una persona completamente diversa e ho scoperto di avere risorse che non sospettavo. Sotto il profilo della motivazione bisogna sempre avere una grande fiducia. Sentivo che sarei guarita e mai ho pensato per il peggio.”

Quanto è importante avere dei punti di riferimento o degli esempi a cui ispirarsi? Quali sono le tue ispirazioni nello sport e nella vita?

“Sicuramente i miei figli. Mi hanno dato la forza per lottare e non arrendermi mai, e anche i miei genitori che ci sono stati sempre e sono stati importantissimi. Al di fuori della famiglia ho guardato le persone che hanno avuto problemi simili ai miei e che hanno saputo reagire, come ad esempio Alex Zanardi che è stato veramente una grande ispirazione per me. La chiave è rinascere e il fatto di essere ambasciatrice per gli sport paralimpici mi mette continuamente in contatto con tante persone e atleti anche non famosi che sono persone eccezionali e sono grandi esempi di forza e determinazione. “

La tua testimonianza è preziosa: porti il tuo straordinario esempio e il tuo ottimismo ai ragazzi nelle scuole e sei responsabile dei volontari AISOS per la Campania. Qual è il tuo messaggio per i bimbi e i ragazzi che adesso stanno affrontando il difficile percorso contro l’osteosarcoma e che ti vedranno gareggiare con la maglia azzurra a Tokyo?

“È una cosa che mi piace molto. Mi viene facile parlare e comunicare la positività ad altre persone. Il messaggio è mai arrendersi per nessun motivo e lottare sempre fino all’ultimo briciolo di forza. Tutti i problemi hanno soluzioni. Magari non riesci a vederle ma ci sono. A volte basta guardare il problema da altri punti di vista. Anche quando ti sembra di essere in un grande tunnel buio devi cercare la luce, seguirla e crederci per trovare la forza. “

Grazie Alessandra noi di AISOS siamo fieri di te ed è un grande orgoglio averti al nostro fianco. Non vediamo l’ora di vederti combattere in campo a Tokyo con la tua grinta. In bocca al lupo!

Forza Alessandra Vitale! Forza Azzurre!!!

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